In aula nel processo di appello per l’omicidio di Serena Mollicone parla l’anatomopatologa Cristina Cattaneo.
Si è tenuta oggi l’udienza alla Corte di Assise d’Appello di Roma, dopo la riapertura del processo per il caso di Serena Mollicone, la studentessa trovata morta ad Arce (Frosinone) nel giugno del 2001. Per l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la 18enne “poteva essere salvata”.
Serena Mollicone, “morte lenta da soffocamento”
Lo scorso 26 ottobre, il pg aveva chiesto la riapertura della fase dibattimentale, consegnando un elenco di 44 testimoni e consulenti da ascoltare, perché ritenute “indispensabili” per l’accertamento della verità. Si riapre quindi il caso di Serena Mollicone, scomparsa l’1 giugno del 2001 da Arce e trovata morta il 3 giugno 2001 in località Fonte Cupa a Fontana Liri.
“La morte di Serena non è stata immediata la sua agonia è durata da una a dieci ore e quindi poteva essere salvata”, ha dichiarato Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa del Labanof di Milano chiamata dai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma.
La giovane quindi sarebbe morta lentamente, “tra le 13 del primo giugno 2001 e le 20.30 della stessa giornata”, probabilmente per soffocamento. Serena “aveva un’edema celebrale, ma senza sanguinamento. Non è la tipica emorragia, quindi forse si è trattata di una morte lenta”, ha spiegato Cattaneo.
Come conferma il perito, il cranio di Serena è “compatibile con il buco trovato nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce: la testa ha impattato con l’arcata zigomatica“. Infine, conclude l’anatomopatologa: “Probabilmente si arriva all’evento del decesso, perché le vengono chiuse le vie aeree“.
Gli imputati del caso
Gli imputati per la morte di Serena Mollicone – accusati a seconda delle posizioni dall’omicidio al favoreggiamento – sono stati tutti assolti nel luglio del 2022, ed oggi a processo davanti ai giudici della Corte d’Appello.
Il processo vede imputati il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, all’epoca dei fatti comandante della caserma di Arce, il figlio Marco e la moglie Annamaria. Insieme a questi, anche i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale (imputato per l’istigazione al suicidio di Santino Tuzi).
Quest’ultimo è morto suicida nel Sorano, poco dopo aver raccontato agli investigatori dettagli importanti per le indagini. Tutti erano stati assolti con formula piena, il 15 luglio del 2022.